GIOVANNI
CENSI


Sito ufficiale di

    Nell’ampio arco delle controversie tra l’abate di Subiaco e il vescovo di tivoli, per l’erezione dell’Abbazia Nullius Sublacense, il presente saggio si propone di esaminare l’episodio del castello di Gerano, fin quanto esso, dalla sua origine al suo maggiore sviluppo, svolgerà un ruolo importante nell’economia e politica delle confinanti sedi di governo. Intravisto brevemente il suo territorio della proprietà fondiaria romana e del “patrimonium sancti Petri”, come fondo della Massa Giovenzana, parte più ricca del patrimonio tiburtino, lo scopriremo e (fatto sorprendente) lo lasceremo castello sempre diviso, prima per la giurisdizione temporale e poi anche per quella spirituale tra  i beni monastici. Siamo nel travagliato tratto storico dei secoli X – XII, quando viene a formarsi il feudo abbaziale a discapito delle diocesi circonvicine, scaturendone la loro giusta contestazione.  A noi interesseranno esclusivamente i rapporti con Tivoli. Gerano, infatti, rifletterà sensibilmente  da una parte l’intricata manovra degli ambiziosi feudatari del sublacense e dall’altra, gli alti e bassi della politica tiburtina, risultante dal potere del vescovo e dalla nascente autorità comunale.
GERANO
dalle origini al 1169
(1974)
Pubblicazioni
Giovanni Censi
GERANO  dalle origini al 1169  (1974)
GERANO  nel 250 anniversario della Madonna del Cuore  (1979)
        Con la pubblicazione del volume: “Gerano e la Madonna del Cuore”, a perenne ricordo delle celebrazioni del 250° anniversario dell’arrivo in paese della immagine della Vergine, Giovanni Censi, Giovanni De Propris, Luigi Pisanelli e Pasquale Luciani, cultori appassionati di memorie locali, hanno voluto far conoscere alle nuove generazioni, antecedenti e seguenti l’anno Duemila, i preziosi lavori della tradizione locale, per preparare, fin dall’anno in corso, i futuri festeggiamenti del 2029.

        L’opera si articola in otto capitoli, ben nutriti, i quali delineano accuratamente innanzitutto la storia della chiesa di S. Maria Assunta, che è in coincidenza con le vicende del paese, custodente la prodigiosa e artistica tela della Madonna del Cuore, pregevolissimo dipinto di Sebastiano Conca. Delineano altresì la vita economica del paese sotto il regime degli Abati Sublacensi e dei Vescovi Tiburtini; l’organizzazione amministrativa, sia civile sia ecclesiale della comunità: la vita religiosa devozionale del popolo; la preparazione e lo svolgimento della festa, che cade alla domenica successiva al 25 aprile; l’arte nell’esempio di S. Maria e la storia di quello splendido tappeto floreale, “l’infiorata”, che viene allestito per l’occasione, in piazza della Vittoria. Infine l’opera si chiude con talune norme grammaticali, regolanti il dialetto geranese, mezzo ovviamente più espressivo della lingua nazionale, di cui anche oggi, fanno largo uso i membri della comunità locale.

        I Geranesi residenti, “in loco” ed altrove, dovranno essere sommamente grati ai quattro studiosi su nominati, per la realizzazione di tale pregevole opera perché, mediante la magia della narrativa e la descrizione di altri importanti elementi di natura, o artistica, o folkloristica, o linguistica, corredati da rare originali illustrazioni, sono riusciti a fornire ai lettori un quadro vivo delle tradizioni più care e suggestive del paese. I giovani specialmente ricevano in consegna di volume: l’accolgano piacevolmente, perché, se vorranno spingere il paese verso un autentico progresso, dovranno inevitabilmente innestarlo sulle più genuine ed affascinanti tradizioni del passato.
Luigi Caronti
GERANO
nel 250 anniversario della Madonna del Cuore
(1979)
S. ANATOLIA A GERANO
(1993)
        Il culto di S. Anatolia è antichissimo; si diffuse in modo rapido già subito dopo il suo martirio, avvenuto probabilmente il 9 luglio 251, e non solo in Italia ma anche in altre nazioni. Parla di S. Anatolia nel 396, quindi appena circa 140 anni dopo il suo martirio, il vescovo di Rouen, S. Vittricio, nel suo scritto “De laude Sanctorum”. E’ nominata, insieme a S. Vittoria, dal Martirologio geronimiano, della fine del sec. V, inizio del sec. VI. Si trova nel Martirologio di S. Beda e in tutti i Martirologi successivi, prima del Mille. Nel secolo VI, Santa Anatolia e Santa Vittoria sono rappresentate nel bellissimo mosaico delle 22 Sante, che offrono le loro corone a Gesù Bambino, in S. Apollinare Nuovo di Vittoria, in Inghilterra S. Adelmo, Abate di Malmesbury e Vescovo di Sherbone, morto nel 709; in Francia, Flodoardo di Reims, morto nel 966. Da allora tanti scrittori si sono interessati delle nostre Sante Anatolia e Vittoria. Nessuno, però, si è soffermato ad approfondire il perché della profonda devozione tributata a S. Anatolia, da parte della popolazione di Gerano e dell’intera Valle del Giovenzano; ci voleva questo volume, che presentiamo volentieri, oltre tutto perché riportando l’antica storia non manca di fornirci nuove e interessanti notizie. “O voi tutti devoti – di lei grande Eroina – A voi grazia divina – Apporti il mio narrar”; così recita una strofa di un Inno popolare in onore di S. Anatolia, augurando che la narrazione della vita della Santa protagonista porti ai suoi grazia divina.  Io auguro che sia così anche per questa nuova narrazione scritta dal Rev.do Don Giovanni Censi, Parroco di Gerano; e lo auguro specialmente per gli abitanti di Gerano, e dei paesi vicini al nostro Santuario di S. Anatolia, che venerano questa Santa e la invocano come loro protettrice, ma che, forse, non conoscono del tutto la sua storia e i legami che la stringono ai nostri paesi. Siamo perciò grati all’autore di questo libro specialmente per averci illustrato la nostra Regione e le ragioni del culto di S. Anatolia presso le nostre popolazioni; lo ringraziamo anche per i brani della “ Passio” tradotti e pubblicati in italiano e resi così più accessibili alla lettura e alla meditazione di tutti. E infine auspichiamo all’opera grande e larga diffusione.


Mons. Stanislao Andreotti
L'INFIORATA DI GERANO
Storia, Devozione e Folklore
(2003)
        Nel progetto Giubileo 2000 non poteva mancare l’idea di mettere in cantiere la pubblicazione di un libro  sulla manifestazione che costituisce il vanto di un intero paese. “L’infiorata di Gerano” vuole ripercorrere il cammino culturale che i maestri infioratori geranesi hanno tracciato per onorare una tradizione religiosa ormai secolare.

        E’ un contributo, il nostro, che parla al presente, pur rimandando a una storia lontana, fatta di valori religiosi, di entusiasmo, di gioia creativa e, perché no, di fatica. Se ciò è stato possibile nel tempo, e senza nessuna interruzione – neppure in periodi di guerra e di altri drammatici eventi – lo si deve certamente al felice connubio di fede ed arte, che, se ovunque ha dato alla nostra Nazione autentici capolavori, qui, a Gerano, ha trovato un’espressione del tutto particolare nel meraviglioso tappeto floreale. …                 

Michele Cacciaguerra, Presidente del Gruppo Infioratori
        Questa pubblicazione ci introduce nel mondo Geranese con la sensibilità e la competenza che questo amato territorio merita. Come non essere affascinati da una iniziativa che propone fotografie a partire dal secolo scorso fino ad oggi? Sfogliando le pagine è possibile ammirare i paesaggi, le chiese e gli scorci riprodotti con esemplarità e genio con petali di fiori messi assieme in un mosaico  con pazienza certosina. … Attraverso la storia dell’Infiorata di gerano si vuole riscoprire i luoghi di questa meravigliosa parte della Valle dell’Aniene e ritrovare le tracce della sua storia e della sua cultura.    
Paolo Barelli, Senatore
        E’ mia ferma convinzione che l’Italia sia uno scrigno che contiene tesori non solo là dove tutti si aspettano di trovarli, ma in ogni suo angolo. Perciò inizialmente non mi ha stupito sapere che è un paesino di circa mille abitanti, Gerano, a detenere l’invidiabile primato di aver allestito la più antica infiorata d’Italia, nata nel 1750 in onore della Madonna del Cuore. Ciò che ha destato la mia meraviglia è stato constatare quanta passione, entusiasmo, perizia e arte si celi dietro la realizzazione dell’Infiorata di Gerano. …. 
Leonardo Catarci, Assessore Provincia di Roma
        Ho sempre pensato che l’Infiorata e la devozione alla Madonna del Cuore fossero per il nostro paese una ricchezza straordinaria, un tesoro da custodire gelosamente, ma anche da far conoscere ed apprezzare.  … Un filo di continuità che dura da secoli e lega le migliaia di persone che, dal lontano 1740 ad oggi, hanno realizzato questo stupendo omaggio floreale alla Madonna del Cuore. Lo abbiamo fatto attraverso una “perla”, un libro con oltre duecento anni di infiorate raccontate attraverso i documenti, le foto consumate dal tempo e i ricordi particolari legati a questo o a quell’anno. …  
Giorgio Fubelli, Sindaco di Gerano
SCARABBOCCHI
Poesie e dialoghi in dialetto geranese
(2004)
        Non ho alcuna pretesa di comporre versi, solo fisso in dialetto ciò che il tempo avaro non mi lascia dipingere; ma amando la luce e i colori, non sempre posso assecondare i miei gusti e i miei desideri … Ecco il perché di questi “scarabócchi” che vado pubblicando da anni (circa trentotto) nella rivista “GERANO STOP”, sotto lo pseudonimo “Unu de Chissi”. Oggi, giunto alla millesima pagina della rivista alcuni mi hanno chiesto di raccogliere e dare alle stampe queste “poesie”, speeo corredate nell’originale da un disegno. Accolgo volentieri l’invito, contento di salvaguardare tra l’altro un frammento della lingua dialettale della mia infanzia, anzi inserisco anche in appendice brani da me scritti per il teatro di carnevale.
Giovanni Censi
Giovanni Censi
LE CHIESE DI GERANO
Storia, Arte, Religiosità e Sviluppo Sociale
(2005)
        Nell’arco di quindici secoli la progressiva costruzione di edifici sacri in Gerano, otto in tutto tra chiese e cappelle (escludendo quello cimiteriale, risalente alla fine dell’Ottocento e posto alla sommità del camposanto comunale), mette in evidenza l’intreccio tra vita religiosa, progresso economico e sviluppo sociale e civile del paese.

        Dal VI secolo fino ai nostri giorni, le chiese di S. Anatolia (sulla diramazione della predestina, verso Carsoli), S. Secondina (sul tracciato romano verso gli Altipiani di Arcinazzo), S. Maria (sul trivio del castrum medievale geranese), S. Andrea (sulla via romana d’ingresso all’altezza dell’odierna via Vittozzi), S. Lorenzo (fuori la porta maggiore del castrum), S. Cristoforo (sul Colle Vecchio), SS.ma Annunziata (adiacenze di S. Lorenzo) e S. Anna (sull’antico tracciato verso Subiaco), non sono solo frutto di devozione e di necessità socio-religiosa, ma affermazione dell’identità cristiana di un popolo. Il territorio compartecipa e riceve i segni della vita e del credo degli uomini che lo occupano. Tante le persone, gli usi, i costumi, le feste, i giorni tristi, di lavoro e di svago, i riti, le preghiere e le processioni che hanno depositato il loro seme nel tessuto cittadino.

        L’attività pastorale e cultuale della parrocchia, poi delle parrocchie, descritta da prima del concilio di Trento fin dopo il Concilio Vaticano II, ci consegna l’operato dei vescovi, dei parroci arcipreti e curati, dei sacerdoti, dei priori delle confraternite, dei responsabili delle associazioni, delle autorità civili o di semplici cittadini, e lascia intravedere il patrimonio culturale, gli arredi sacri ed i molteplici documenti d’archivio.

        La vicenda religiosa del territorio, declinata nelle forme della storia della Chiesa, della cultura religiosa, della spiritualità, della liturgia, dell’iconografia, della pietà e devozione di certe epoche, costituisce un importante osservatorio storico , valido per il passato quanto (con le debite distinzioni) per il presente. Buona è anche la presenza di riferimenti alle autorità civili e al mondo amministrativo, politico e imprenditoriale che sono andati avvicendandosi, per i quali rimandiamo ad altri l’impegno di una trattazione più attenta e specifica. Precisare il tempo, il luogo, la superficie, lo stile, gli architetti, i mastri, i contribuenti, le cause, i motivi e lo spirito di coloro che hanno collaborato alla costruzione delle chiese e parrocchie di Gerano è il compito che si è prefisso questo studio, invocando la continua protezione dei santi titolari su questa terra e augurando ai geranese, nei imiti delle possibilità umane, giorni di prosperità e di pace.


S. ANATOLIA A GERANO  (1993)
L'INFIORATA DI GERANO  Storia, Devozione e Folklore  (2003)
SCARABBOCCHI  Poesie e dialoghi in dialetto geranese  (2004)
LE CHIESE DI GERANO  Storia, Arte, Religiosità e Sviluppo Sociale  (2005)
SE TE PACENZIA
JU TEMPU BBONU ARRIVA...
poesie, bozzetti, soprannomi
(2012)
        Ho il piacere di avere in anteprima tra le mani, le bozze di una seconda raccolta di poesie in dialetto geranese di Giovanni Censi, dopo aver letto la prima pubblicata nel 2004 dal titolo "Scarabbòcchi". I temi sono ancora l'ambiente, il paesaggio, la campagna, le stagioni, le persone, le feste religiose, le tradizioni popolari, la vita quotidiana, le virtù e i vizi dei paesani.
     
      Mi preme sottolineare la grande capacità dell'autore di usare il dialetto con straordinaria naturalezza, scavando e rispolverando, si fa per dire, dalla sua memoria di ragazzo, parole antiche, facendole rivivere attraverso immagini del suo poetare. I tanti nomi, verbi, gli innumerevoli avverbi,  e locuzioni, soprannomi e bozzetti ed altro, evidenziano la proprietà del linguaggio appreso sicuramente dalla voce degli anziani.

    Altro pregio, che si evidenzia nella raccolta, è l'impegno di trascrivere, ai fini di una corretta dizione, il lemma dialettale soprattutto per il lettore che non conosce la parlata locale. Ma il maggiore riconoscimento è quello di trasmettere i suoi sentimenti e le proprie emozioni poetiche attraverso una linqua dura e aspra, ossia un linguaggio "terra terra", ma quanto mai evocativo quale era ed è la lingua dei suoi avi contadini-boscaioli, modulandola con espressioni spontanee, in un canto popolare inneggiando alla vita, all'amore su questa terra, senza mai perdere di vista il Cielo.

    Per questo artista poliedrico, come ho potuto constatare anche nella sua arte di valente pittore e di storico, l'interlocutore più importante, anche in questo campo poetico, resta senza alcun dubbio: Dio, la Fede e la speranza. Sono certo che leggendo queste poesie, l'attento lettore (sarà lui stesso a giudicare la validità o meno dell'opera poetica) immerso com'è in questa civiltà del consumismo, del rumore e del frastuono, sicuramente troverà un attimo di sano respiro e di salutare contemplazione grazie a Giovanni Censi.
Alessandro Moreschini